Profughi del clima……se ne parla nel libro ECOPROFUGHI di Valerio Calzolaio e facciamo il punto con il climatologo Vincenzo Ferrara

Clima: cause ed effetti dell’innalzamento del livello del mare 

Secondo i climatologi, nei prossimi 100 anni,  le temperature medie globali aumenteranno da un minimo di 1 grado fino a 5,8 gradi e tra le tante conseguenze ci sarà l’aumento del livello del mare da 9 a 99 cm.
Questo metterà a rischio scomparsa molte zone costiere e isole  un po’ sul tutto il Pianeta senza alcuna differenza tra Paesi industrializzati e Paesi poveri. Ma c’è di più: secondo le valutazioni delle Nazioni Unite entro i prossimi 5 anni vi saranno nel mondo almeno 50 milioni di persone in fuga non dalla povertà ma da un ambiente deteriorato. Per arrivare già al primo milione bastano gli abitanti degli arcipelaghi del Pacifico che rischiano entro un secolo di essere strappati alle loro radici.
Un termine quello dei Rifugiati ambientali che non siamo abituati a sentire….ma addirittura se n’è parlato nel libro  ECOPROFUGHI  di Valerio Calzolaio

Ma facciamo il punto con il climatologo Vincenzo Ferrara

Dott. Ferrara quali sono i motivi principali dell’innalzamento del livello del mare?
Il motivo principale è l’aumento della temperatura del Pianeta. Se questo aumento proseguirà in modo lineare, cioè non a velocità elevata, il livello dei mari potrebbe crescere, nell’arco di questo secolo, di 50 cm. Con una distribuzione diversa nel pianeta, cioè in alcune zone crescerà di più e in altre di meno a causa dell’espansione degli oceani e da altri fattori. Se invece la temperatura crescerà più velocemente, per esempio 5 gradi per secolo, il rischio è un cambiamento climatico rapido con conseguenze imprevedibili. 

Supponiamo che non ci sia questo aumento rapido e l’innalzamento del livello del mare avvenga gradualmente. Dove saranno i rischi maggiori?
Nelle zone intertropicali,  in particolare nell’Oceano Indiano settentrionale e nel Pacifico occidentale. Perché sono i mari più caldi e sia l’espansione termica sia le correnti marine favoriranno l’innalzamento. Nel Mediterraneo invece si prevede che si alzerà mediamente da 18 a 30 cm., con un maggiore innalzamento nel Mediterraneo orientale perchè più caldo e nell’Adriatico perché è un mare chiuso. Mentre l’innalzamento sarà minore  nel Mediterraneo Occidentale settentrionale.

Per restare nel Mediterraneo questo vuol dire che Venezia andrà incontro ad un ulteriore allagamento rispetto ad una situazione attuale già abbastanza difficile?
Negli ultimi 500 anni Venezia ha registrato un continuo aumento del livello del mare. Con la situazione che abbiamo descritto – cioè di cambiamento lineare – Venezia andrà incontro ad un allagamento una volta su tre cioè il 30% dei giorni dell’anno . Ricordiamo che il fenomeno dell’acqua alta a Venezia è legato ad un concorrere di situazioni, cioè alla marea e ai venti di provenienza da sud-est.
Invece nel caso in cui il livello del mare si alzerà nel corso del secolo in modo più veloce, metterà a rischio di inondazione, in Italia, 4.500 km quadrati di aree costiere e di pianure, un quarto delle quali proprio nell’Adriatico settentrionale: praticamente tutta la costa compresa tra Monfalcone e Rimini.

Dunque l’innalzamento del livello del mare sommato all’erosione e all’abbassamento della costa creerà i danni maggiori proprio nei delta dei fiumi. Un caso fra tutti è il Nilo?
In questa zona i problemi sono due: il primo è l’innalzamento del livello del  mare che ha come conseguenza l’infiltrazione di acqua salata verso l’interno e questo crea meno disponibilità di acqua dolce.  Una situazione altamente preoccupante visto che il delta del Nilo è fondamentale per l’ economia e la sopravvivenza stessa della popolazione. Il Nilo è l’unica riserva significativa di acqua potabile per l’Egitto dove vivono 40 milioni di abitanti, con una densità di 1000 persone per km quadrato.
Il secondo problema è l’avanzare della desertificazione dovuta ai cambiamenti del clima che provocano la diminuzione delle piogge.  Il deserto avanza con un ritmo tale che investe anche altre zone del Mediterraneo come la Sicilia e la Spagna.

Nell’Oceano Indiano  cosa accadrà?
Le isole più a rischio sono le Maldive. Qui in dieci anni il livello del mare è salito di 10 cm. E si prevedono altri 25 cm nei prossimi 50 anni. Sono a rischio perché si tratta di atolli corallini la cui altezza al massimo raggiunge il 1,5 m. Inoltre  c’e’ il fatto che qui sono in pericolo anche le barriere coralline che non riescono a formarsi allo stesso ritmo dei cambiamenti del livello del mare, cosa che normalmente avveniva.
Il 90% delle Barriere entro un secolo verrà distrutto a causa della temperatura che aumenta e per l’acidificazione degli oceani che mangerà il calcare di cui sono composte. Dunque il rischio che le Maldive potranno essere sommerse dalle acque dell’oceano è altissimo e reale tanto che il governo si è lanciato in una impresa faraonica costruire una grandissima isola artificiale Hulhumalè ottenuta grazie al riempimento di una laguna interna alla scogliera corallina. Questa isola sarà più di due metri sopra il livello del mare quando oggi al massimo le altre isole arrivano ad un solo metro. Ovviamente si tratta di una misura non legata al turismo ma destinata a ospitare gli abitanti stessi delle Maldive e ad evitare che questi diventino dei Profughi del clima.

Quindi lo stesso rischio delle Maldive lo corrono tutti quegli arcipelaghi composti da atolli corallini, quindi  anche quelli del Pacifico?

Ebbene si. Sono a rischio tutti gli atolli corallini del pacifico occidentale come le Tonga, parte della Melanesia e Polinesia (ovviamente non le isole vulcaniche visto che raggiungono altezze più elevate) Tra le più a rischio c’è l’arcipelago delle Tuvalu. Uno degli Stati più piccoli del mondo con 12 mila abitanti minacciati dall’innalzamento del livello del mare. Il suo punto più alto è appena 5 metri sopra il livello del mare. Man mano che questo livello sale si allagano campi e ci sono problemi anche per l’acqua potabile.
Fra l’altro la situazione è resa più precaria anche per l’aumento dei fenomeni estremi come cicloni e tifoni. Il governo di Tuvalu ha già chiesto asilo ambientale alla Nuova Zelanda e all’Australia. La prima l’ha concesso la seconda lo sta valutando. Sono comunque isole destinate a sparire nell’arco del secolo e gli abitanti delle Tuvalu sono a tutti gli effetti già Profughi Ambientali.
Questi piccoli Stati avendo questa consapevolezza del rischio di sparire definitivamente stanno facendo una grande protesta nei negoziati della Nazioni Unite.
Cioè noi “occidentali” dobbiamo ridurre un tot di emissioni di gas e se non ci riusciamo aiutiamo i Paesi in via di sviluppo ottenendo in cambio del crediti.

Dott. Ferrara non sono solo le isole a rischio ma anche intere zone del Pianeta come il Nord America, cioè Groenlandia e Alaska.
Qui ci sono due problemi. L’Innalzamento del mare crea problemi all’economia e alla biodiversita’ soprattutto per la pesca, perché il cambiamento di temperatura e  la diversa salinità faranno sparire gli attuali ecosistemi che saranno sostituiti da sistemi tipici delle medie latitudine e le popolazioni locali quindi dovranno adattarsi in tempi molto rapidi.  Gli eschimesi rischiano di  perdere le loro abitazioni: per esempio il villaggio di Shishmarief sta vedendo perdersi case, campi e dighe inghiottiti dalle acque del disgelo. Una situazione che sta precipitando e che imporrà il trasferimento di questo e di numerosi altri villaggi verso l’entroterra.
Ma c’è anche un altro rischio ossia l’aumento e la frequenza dell’intensità dei terremoti.  Perchè qui c’è una faglia attiva che è in equilibrio grazie anche al peso dei ghiacciai: se i ghiacciai scompaiono si rompe l’equilibrio e aumentano i terremoti. In Groenlandia sta già accadendo e nella zona costiera si stanno verificando una serie impressionante di terremoti.

Fin qui abbiamo descritto la situazione che si verificherà nel corso del secolo se la temperatura aumenterà in modo lineare e il mare si alzerà fino ad un massimo di 50 cm. Invece nel secondo caso in cui potrebbe esserci il brusco innalzamento di temperatura cosa accadrà?
Per adesso è imprevedibile ma si ipotizzano due eventi più a rischio. L’innalzamento del mare di 5 m provocherebbe un disastro su buona parte di tutte le zone costiere mondiali e quelle basse verrebbero letteralmente spazzate via: cioè i Paesi Bassi, la Pianura Padana, il Baltico, tutte le coste dell’Africa, il Bangladesh, il sud-est asiatico, tutti i Caraibi e le isole del Pacifico.
L’altro evento sarebbe la deviazione della Corrente del Golfo che avrebbe l’effetto opposto ossia il raffreddamento e la glaciazione del Nord America a e del Nord Europa.
Le due ipotesi non sono teoriche ma ci sono le prove che sono già accadute nel passato. La prima avvenne 125 mila anni fa quando la temperatura era più alta di quella attuale di 3 gradi e il livello del mare era più alto di 6 metri. Quindi ci riporteremmo a quella condizione con la differenza che oggi sarebbe un cambiamento rapido e la densità di popolazione sulla Terra è molto elevata rispetto a quell’epoca (sarebbe quindi un disastro vero e proprio)
L’altra risale a  12.700 anni fa (l’epoca si chiamava Jounge dryas (giovani driadi) ed è successo che la Terra si stava riscaldando e i ghiacci del Canada si stavano sciogliendo. Però l’acqua dolce dei ghiacciai non andò in mare ma rimase bloccata nelle valli glaciali della Baia di Hudson. Improvvisamente si ruppero le dighe naturali e l’acqua si riversò rapidamente nell’Atlantico e provocò l’interruzione della Corrente del Golfo e  ci fu un’altra glaciazione che duro 1300 anni. La situazione tornò normale solo dopo questo periodo finchè cioè non si ripristinò la Corrente del Golfo.

Il contrinbuto dell’uomo per limitare tutto questo quale deve essere?
Il concetto è che  noi emettiamo anidride carbonica più del doppio di quelle che sono le capacità del Pianeta di assorbirle. Quindi c’e’ uno squilibrio che crea accumulo di anidride carbonica che fa aumentare la temperatura. In conseguenza di questo la temperatura degli oceani aumenta e si innesca un processo climatico a catena divergente. Uno aumenta l’altro. Per non arrivare a questo dobbiamo riportare in equilibrio il sistema ed emettere tanto quanto la Terra è in grado di assorbire.


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